Avrebbero
dovuto festeggiare la ricorrenza della presa della Bastiglia come ogni 14
luglio richiede.
Avrebbero dovuto sedersi al bar, gustare un buon caffè,
scambiare due parole con gli amici, guardare entusiasti i fuochi d’artificio
con la famiglia e tornare a casa felici ed orgogliosi di tutto quel bagaglio
straordinario di diritti che nel 1789 i loro predecessori avevano faticosamente
conquistato. Invece no.
Due sere fa, il 14 luglio 2016, un camion a 80 km all'ora ha falciato la folla:
84 morti, molti bambini e adolescenti. Si parla dell’ennesimo attentato di
matrice terroristica frutto di un’ideologia malata che persevera da diversi
anni ormai e che miete vittime in nome di un un dio che pretende di ristabilire
l’ordine ideologico, punire gli infedeli e ricompensare tutto ciò con un
presunto paradiso ricco di vergini e di ricchezze. Le nostre riflessioni non
avranno ad oggetto la fonte di questa scellerata ideologia. Non vogliamo
ripercorrere l’excursus storico corredato da cause, tesi ed obiezioni. Il nostro
pensiero oggi andrà a tutta quella gente che senza una ragione si trova ad aver
lasciato la propria vita ed i propri cari per essersi semplicemente trovata nel
posto sbagliato al momento sbagliato. Non rivendichiamo alcuna pretesa di
supremazia o superiorità perché, a differenza di molte testate giornalistiche
ed opinioni personali che si sono rallegrate della fortunata assenza di
italiani su quel lungomare di sterminio, abbiamo la certezza che a perdere è
stata l’intera umanità.
Voltarsi dall’altra parte non serve, pensare di
spegnere il fuoco col fuoco, neppure. La violenza genera violenza, odio… lo
stesso che viene utilizzato per
mascherare tutto il marcio fatto di potere, interessi, denaro attraverso
l’ideologia religiosa, l’immagine di un presunto dio che vuole vittime in
cambio della salvezza eterna. Noi ci rifiutiamo di credere che esiste un
qualche dio che vuole il male e la sofferenza dell’umanità. Ci ribelliamo a
tutto questo odio, a questa violenza, a questa non umanità rifiutandoci di
soccombere ed avere paura, ed avere terrore perché è questo che cercano di
inculcarci.
Nessuno è più importante dell’altro, non esistono vittime di serie
A e vittime di serie B, non esistono vittime europee, americane, siriane,
irachene: esistono uomini e donne che hanno diritto a vivere, alla felicità,
alla salute, alla libertà.
Esiste gente che scappa dalle loro terre per una
guerra che si ripercuote sulle loro case ogni sacrosanto giorno e di cui
nessuno si cura.
Il primo passo, però ,
dobbiamo farlo noi. Le parole generano idee, sentimenti, conoscenza, voglia di
cambiare perché un mondo così NON LO VOGLIAMO. Smettiamola di segnare confini là dove
dovrebbero esistere solo orizzonti.
- Karin Grimaldi
#UniTrapani
#Stopwar.
#Nizza
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