mercoledì 27 gennaio 2016

La memoria di un orrore

27 Gennaio 1945 : settant’anni fa venivano aperti i cancelli di Auschwitz. Solo settant’anni fa. Non è una data cosi lontana, così evanescente, così sfumata da non toccare più la memoria di tutti noi.

Cosa distingue il ricordo dalla memoria? Il ricordo suscita il sentimento della perdita, la nostalgia di qualcosa di intimo ed affettivo.  La memoria, invece, è un enorme magazzino di dati e di fatti. La memoria, poi, è soprattutto pubblica e storica. Ci sono orrori che non possono e che non devono essere dimenticati. Chi può dimenticare l’orrore che venne seminato e che spogliò migliaia di persone dalla loro vita, dalle loro famiglie, dalla loro dignità di esseri umani? I “Treni della Memoria”, i numeri sulle braccia, una sopravvivenza dipendente da un sì o da un no? 


No, oggi non vogliamo raccontare una storia di odio e di vendetta nei confronti dell’umanità. Nessuno la potrebbe mai archiviare nell’angolo impolverato del dimenticatoio. Oggi vogliamo ricordare qualcosa di consequenziale: se non facciamo tesoro di ciò che accadde in quegli anni, se ne neghiamo la memoria, se ancora nel 2016 sentiamo discutere di prelievo forzoso di denaro e beni ai profughi, se l’Austria propone la sospensione di Schengen,  se si vuole porre il veto a qualsiasi ripartizione di quote dei richiedenti asilo, se altri Paesi vogliono mettere il filo spinato ai confini, se l’Unione Europea impone alla Grecia di fermare l’arrivo dei profughi dalla Turchia lasciando affogare uomini, donne e bambini, se in Italia si dibatte ancora oggi su discriminazioni putride ed omofobe contro i diritti delle persone, la storia potrebbe ripetersi.

Raccontate al mondo, ai bambini, agli amici che questo è stato e che questo potrebbe ancora essere se permettiamo a noi stessi che l’odio prenda il sopravvento sulla memoria e su ciò che differenzia un uomo da una bestia. Al nostro secolo fu dato in sorte questo tempo. La nostra eredità è la Memoria e la nostra salvezza sarà la dignità dell’Uomo.

“ Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”  ( Primo Levi)


di Karin Grimaldi.



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