venerdì 8 aprile 2016

Che se ne parli, ma non così!

Due sere fa, su “Porta a Porta”, noto programma televisivo condotto da Bruno Vespa, è andata in onda un’intervista a Salvatore Riina, figlio del boss mafioso Totò Riina, in occasione dell'uscita del suo libro.
Tante, nei giorni a venire, le proteste e le polemiche ricche di sgomento e scatenate sul web.
Ma una ci ha colpito particolarmente: quella di Salvatore Borsellino, fratello minore del magistrato Paolo Borsellino, che appoggiamo per ovvi motivi.

Queste le sue parole pubblicate sul suo profilo Facebook:

«Avrei preferito non dovere scrivere queste righe, avrei preferito non essere costretto ad essere assalito dal senso di nausea che ho provato nel momento in cui ho dovuto leggere che il figlio di un criminale, criminale a sua volta, comparirà questa sera nel corso di una trasmissione della RAI, un servizio pubblico, per presentare il suo libro, scritto, come dichiarerà lui,"per difendere la dignità della sua famiglia". Di quale dignità si tratti ce lo spiegherà raccontandoci come, insieme a suo padre, seduto in poltrona davanti alla televisione, abbia assistito il 23 maggio e il 19 luglio del '92 allo spettacolo dei risultati degli attentati ordinati da suo padre per eliminare Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Non ci racconterà forse le esclamazioni di gioia di quello stesso padre che descriverà, come da copione, come un padre affettuoso, ma quelle possiamo immaginarle dalle espressioni usate da quello stesso padre quando, nelle intercettazioni nel carcere di Opera, progettava di far fare la "fine del tonno, del primo tonno" anche al magistrato Nino Di Matteo. Non ha voluto rispondere, Salvo Riina, alle domande su Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Non me ne rammarico, quei nomi si sarebbero sporcati soltanto ad essere pronunciate da una bocca come la sua. In quanto al conduttore Bruno Vespa avrà il merito di fare diventare un best-seller il libro che qualcuno ha scritto per il figlio di questo criminale e che alimenterà la curiosità morbosa di tante menti sprovvedute. Si sarà così guadagnato le somme spropositate che gli vengono passate per gestire un servizio pubblico di servile ossequio ai potenti, di qualsiasi colore essi siano. Qualcuno ha chiamato la trasmissione "Porta a Porta", la terza Camera, dopo la Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica, questo significa infangare le istituzioni, infangare la nostra Costituzione, sport che sembra ormai molto praticato nel nostro paese. In quanto a noi familiari delle vittime di mafia eventi di questo tipo significano ancora una volta una riapertura delle nostre ferite, ove mai queste si fossero chiuse, ma ormai purtroppo questo, dopo 24 anni in cui non c'è stata ancora né Verità né Giustizia, è una cosa a cui ci siamo abituati, ma mai rassegnati. La nostra RESISTENZA continuerà fino all'ultimo giorno della nostra vita.»

Ma come avrà risposto Salvo Riina alle domande di Bruno Vespa? Eccone un sunto:

Esordisce subito con: «Amo mio padre, non sono io a doverlo giudicare.» Alla domanda su Falcone e Borsellino non ha voluto rispondere per "evitare strumentalizzazioni": «Ho rispetto per tutti i morti. Del 23 maggio 1992, ricordo il fatto, avevo 15 anni, eravamo a Palermo e sentivamo tante ambulanze e sirene, abbiamo cominciato a chiederci il perché ed un titolare di un bar ci disse che avevano ammazzato Falcone, eravamo tutti ammutoliti. La sera tornai a casa, c'era mio padre che guardava i telegiornali. Non mi venne mai il sospetto che lui potesse essere dietro quell'attentato.» Infine sull’arresto di suo padre: «Non posso condividere l'arresto di mio padre. Per me lo Stato è l'entità in cui vivo, rispetto lo Stato, ma a volte non condivido leggi e sentenze, non è stata una vittoria dello Stato, perché è mio padre, mi hanno portato via mio padre, non potrei condividerlo.»

Le interviste, come tant'altro, sono un mezzo per far conoscere la realtà, approfondire gli studi e comprendere i fatti...
Non devono essere un mezzo per proclamare un cancro o il frutto di esso, "giustificare" il capo dei capi - per quanto amore possa legarlo al padre- e "criticare" la funzione dello Stato (dei primi anni novanta!)
Giustamente, però, se lo Stato odierno ti consente di far questo, puoi permetterti ogni lusso!

Quasi dimenticavamo: Per concludere ieri sera su “Porta a Porta” hanno parlato di Antimafia.
E ieri mattina son finiti tutti in Commissione Antimafia!

Ci auguriamo che parlarne, parlare anche di questo fatto, contribuisca a lanciare un messaggio di lotta alla mafia.

 “Non ho niente da dire al figlio di Riina,
fa solo il suo "mestiere".
A Vespa dico: SI VERGOGNI"
[Rita Borsellino]


 Unitrapani.

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